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1846, di
Guglielmo STEFANI
R
U A
Al Venda,
re degli Euganei, s’appoggia soavemente malinconico il colle di Rua,
la cui sommità, una fra le più elevate, presentasi sempre pittoresca
da qualunque parte la si miri della varia catena. Coperto di case e
di vigneti alle falde, nudo nei fianchi o sparso di povere macchie,
torna verdeggiante in sulla cima incoronata da una fitta selva di abeti
che la guardano, doppiamente pietosi, dai freddi venti del settentrione
e dal raggio ardente del sole d’estate.
Una muraglia
cinge il sacro bosco, un dì albergo a’ monaci di Romualdo; restano ancora
gli avanzi delle disperse casette disposte intorno al tempio e le vestigia
dei distrutti orticelli. Il tempio e alcune case dei monaci furono ristaurate;
un solo prete ci vive, e que’ pochi che recansi a visitare il luogo
romito, lamentano che a quella solitudine fosse tolta la poesia delle
rovine senza sostituirvi l’antica maestà religiosa.
Fino dal
1339 eravi un umile tempio dedicato a Maria. In seguito, stanza a poveri
anacoreti, sorsero pii tugurii di stuoie e giunchi, e vi si eresse un
oratorio di legno. La fabrica della nuova chiesa e delle cellette murate,
risale al 1537 in cui presero dimora i monaci eremiti camaldolesi.
La legge
severa della clausura interdiceva un tempo alle donne d’entrare nella
selva; e un solo giorno dell’anno, in sul principiare dell’autunno,
si aprivano ad esse le porte del tempio e delle parti meno segrete ed
interne del monastero. Solennissima era la pompa di tal giorno; vi concorrevano
le dame più vaghe e splendidamente adornate, sopra bellissimi cavalli
fregiati di nastri e di piume (parliamo sulle tracce di un lavoro romanzesco
del celebre Lorenzo Magalotti publicato
da Luigi Carrer, coi tipi del Gondoliere)
- “E non fu giammai più magnifica d’allora la festa che madama Soranzo,
moglie d’uno dei rettori veneti in Padova, per divertire la tristezza
presasi della morte pochi giorni innanzi seguita del figliuolo suo primogenito,
ritornato pure allora di Francia nel fiore dell’età e delle speranze,
salì con nobilissima comitiva di dame e di cavalieri alla cima del monte„.
Sullo scorcio
del secolo XVI il convento di Rua ebbe una stamperia donde uscirono,
per quanto si sa, due soli libri, e sono - Historia Romualdina p.
Lucae Hispani. In eremo Ruhac inter colles euganeos - Sermones
sancti Ephrem Suri. Ruhac. Pare però che non fosse una tipografia
stabile; ma che tali libri venissero composti ed impressi da quei tipografi
ambulanti tedeschi, che, al pari dei “Minnesinger”, giravano per castelli
e conventi, e servivano chi li pagava.
Guglielmo
STEFANI
Da:
Strenna dei Colli Euganei (1846, a cura degli editori del «Giornale
Euganeo» J. Crescini, G. Stefani
– ripresa in I Colli Euganei (Bologna 1978, Riedizione anastatica,
Atesa Editrice).
L'Eremo
di Rua fu soppresso nel 1810 da Napoleone
e restituito ai camaldolesi nel 1863.
Rigida
clausura: le donne, pena la scomunica, non possono varcare la soglia
del monastero. Per gli uomini, la visita è limitata in periodi
e giorni specifici […]. Nel secolo XX il monastero è stato eccezionalmente
aperto alla visita delle donne nel settembre 1908 per l'inaugurazione
della Croce, e nel settembre 1937 per la celebrazione del quarto centenario.
Secondo una norma del Diritto canonico per le consorti dei Capi di Stato,
Donna Laura Segni, il 15 agosto 1962, ha
accompagnato nella visita all'Eremo l'on. sen. Antonio
Segni, Presidente della Repubblica, ospite di Abano.
Callegari,
Adolfo
– Guida dei Colli Euganei (1931- 1963, 1973)
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