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1846, di
Guglielmo STEFANI
LUVIGLIANO
Dicesi
che Livio, il grande istorico, tenesse
qui un poderetto, donde pigliasse il nome questo ridente soggiorno.
Ma all’origine di certe denominazioni non presto gran fede. Chi fosse
tenero dei rancidumi mitologici scoprirebbe con infinita compiacenza
Rua derivante da Rea, madre degli Iddii; Cero da Cerere; Cinto da Cinzia;
Baone e Bocone da Bacco; Venda da Diana Bendia o da una corruzione di
Venere; Torreglia o Taurilia da una fermata d’Ercole coi suoi tori,
e consimili baie. Stando però alle cronache Luvigliano fu contea dei
Maltraversi depredata da Cane
Scaligero ed incendiata dagli Alemanni nel 1320. Luigi
Cornaro, autore della Vita Sobria, vi fabricò, sul disegno
del Falconetto, nel secolo XVI un maestoso
palazzo sulla cima di un poggio, ameno certo se gli valse di tirare
innanzi la vita sino ai cent’anni. Ampie gradinate conducono alla spaziosa
magione. Dalle logge si domina per gran tratto la cerchia de’ colli
vicini, e più lungi la padovana ubertosa pianura e la magica catena
delle Alpi. Ora è villa de’ Vescovi di Padova. Benemerito ristauratore
di così delizioso soggiorno monsignor Modesto
Farina vi tiene nella stagione d’autunno ospitale dimora; e la
tranquilla ilarità che gli ride sul volto e spira dai suoi tratti cortesi,
s’accorda appieno colla pace serena dei colli che gli fanno corona.
Guglielmo
STEFANI
Da: Strenna dei
Colli Euganei (1846, a cura degli editori del «Giornale Euganeo»
J. Crescini, G. Stefani
– ripresa in I Colli Euganei (Bologna 1978, Riedizione anastatica,
Atesa Editrice).
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