COLLI EUGANEI

I colli euganei non sono la parte la più popolata, non la più fertile; ma sì per altro la più amena, e sotto parecchi rispetti la più importante del tenere di Padova. Essa offre al pittore capricciosi accavallamenti di dossi, tortuosità di valli, di seni, di gole, apertura di sfondi, dirupi nudi, macchioni fitti, alternata qualità di verdura, prospettive di ben posti paeselli e maestà di rovine; offre al geologo i cercati vestigi del lavoro subitaneo de’ vulcani e lento delle alluvioni, al botanico ricchezza di semplici, varietà di coltivazione all’agronomo, abbondanza di polle salutifere al medico, e all’uomo di lettere la ispiratrice lietezza delle alte cime, la ospitale ombra dei boschi, e le tradizioni amorose e guerresche conservate fra i ruderi delle distrutte castella.
La rinomanza di questi colli è giovata dalla fama dei molti uomini di chiaro ingegno che successivamente vi fermarono stanza; tra’ quali Tito Livio, Francesco Petrarca, Luigi Cornaro, Francesco Algarotti, Ugo Foscolo, Giuseppe Barbieri, Placido Talia.
La regione montana di cui prendiamo a parlare sta contenuta entro una periferia di metri 64.200 pari a miglia italiane 34 e due terzi. Essa porge, come notarono altri, qualche simiglianza alla figura del triangolo; uno de’ cui lati corre dal Cataio a Monte Murale presso Este, il secondo da codesto monte a Frassinelle e il terzo da Frassinelle al Cataio.
La intera catena viene opportunamente distinta in due gruppi, cui soprasta rispettivamente il Venda ed il Cero, intorno a’ quali due gioghi si raccolgono e si spartono altri minori e quasi sudditi monti.
Trattarono degli euganei in ispeciali opere poeticamente il Barbieri; scientificamente il co. Jacopo Filiasi, l’ab. Alberto Fortis e il cav. Nicolò da Rio; descrittivamente Bartolomeo Bocchi. Si aspetta con desiderio altro lavoro scientifico promesso dal rinomato naturalista sig. Lodovico Pasini. [vedere].

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A. Cittadella-Vigodarzere Guida di Padova 1842