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PRAGLIA Accosto al
monte detto delle Are, e alla distanza di sette miglia da Padova, sta
il cenobio di Praglia, ampio, bruno, vetusto. Innanzi ad esso sorge il
tempio sopra altissima base bugnata e vi ascende per larga scala. Il luogo
chiamossi latinamente Pratalea dai pascoli adiacenti e poi corrottamente
Praglia. La fabbrica del monastero fu cominciata sullo scorcio del secolo
undecimo ed in quarantadue anni compiuta. La famiglia padovana de Maltraversi
lo fondò e dotollo di poderi molti con giurisdizioni e vassalli.
Lo abitarono tosto monaci Benedettini, e Iselberto
de Tadi ne tenne primo il governo con titolo ed autorità
di abate. La Santa Sede liberavalo da ogni dipendenza verso il vescovo
padovano. Questa religiosa famiglia arricchita di altre dotazioni e di
altri privilegi imperiali e pontificii, e riunita nel 1444 alla congregazione
cassinense, edificò nel secolo decimoquinto la chiesa dietro disegno
di Tullio Lombardo, ampliò in diversi
tempi lantica fabbrica con cortili e loggiati, chiamò le arti
ad abbellirla, migliorò la coltivazione delle terre che teneva in
proprio, usò le ricchezze a soccorso dellindigenza, intese alla
coltura degli intelletti, e si mantenne esempio di religione ed ornamento
primario de colli euganei fino al 1810. Poscia codesta badia rimase vuota
per ventiquattro anni. Se non che a differenza di tanti altri simili edificii
che negletti e deserti crollarono, questo in vece fu con amorosa cura
conservato in indenne integrità, e da sette anni [siamo nel 1842]
i monaci di s. Benedetto per sovrana larghezza si ricondussero ad abitarlo.
Il forastiere consideri nella chiesa i dipinti che sono tutti lodevoli,
e specialmente la Maddalena che sparge di unguento i piedi di Cristo del
Tintoretto; la Vergine e il Putto col Battista
ed altri santi, opera del Badile maestro a
Paolo Caliari; il Martirio de ss. Primo
e Feliciano dello stesso Paolo; il Nicolò
vescovo del Campagnola, e la Presentazione
di Gesù al tempio, tavola di Luca de Longhi
ravennate, per nitida composizione, per lineamenti purgati, per naturalezza
di fisionomia e per soavità di affetti piacevolissima: ammiri nella
sacrestia la Natività di Nostra Donna del Varotari;
nel refettorio il Crocefisso a fresco del Montagna,
i freschi dello Zelotti, glintagli in legno
operati dal Biasi; nella libreria il soffitto
colorato dallo Zelotti: osservi lelegante
cortile pensile, gli spaziosi arcali sopposti alla chiesa, lampiezza
delle cantine, la maschia solidità di tutto il gran fabbricato.
La vista dellabazia di Praglia calcherà nel suo animo quel sentimento
di soave mestizia che ci viene dagli edificii alzati dal cristianesimo
in mezzo alle solitudini. E se gli avverrà di conoscere il P.D.
Placido Talia, autore del Saggio di Estetica, non che di
altre celebrate scritture ed onore di questo illustre cenobio, associerà
a quel religioso sentimento la stima indelebile alluomo, che sottragge
dallamirazione degli uomini un intelletto profondo in filosofia e ricco
di lettere per consecrarlo intero alla contemplazione di Dio.
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Montecchia
A. Cittadella-Vigodarzere Guida di Padova 1842
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1914 – La Loggetta |